LA DIFESA, QUESTA SCONOSCIUTA, Ignoranza e pressapochismo

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roberto sieni
view post Posted on 6/2/2006, 23:50




Immaginarsi, ad esempio, da noi, un manager (o un allenatore in generale) che dicesse quanto sotto:
http://sports.excite.com/news/02062006/v8542.html
[B]New Marlins Manager Says No to Facial Hair[B]
Feb 6, 3:55 PM (ET)
By STEVEN WINE
HOLLYWOOD, Fla. (AP) - Now that the Florida Marlins have trimmed their payroll, facial hair is next.

New manager Joe Girardi wants to see no goatees, mustaches or beards when players begin reporting for spring training Feb. 18.

A former catcher with the New York Yankees, Girardi liked owner George Steinbrenner's rule that permitted neatly trimmed mustaches but no beards or shaggy hair. Girardi's policy of no facial hair will be even stricter, and a first for the Marlins.

"I want players to look neat and responsible," Girardi said at a media luncheon Monday. "Maybe it's old school. But it's kind of neat when people are always clean, and I like it."


Gli si direbbe che sta dietro alle cazzate. Noi. Gli si direbbe.
 
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mgdb
view post Posted on 7/2/2006, 00:33




Per me sono cazzate. Per me. Direi.

Ma se parliamo di Marketing, di immagine da dare al pubblico, e tutte queste cose qui, allora non diventano più cazzate, ma non hanno niente più a che vedere con il gioco in senso stretto, e con la professionalità dei giocatori.

 
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Marco Borri
view post Posted on 7/2/2006, 08:11




Abbiamo debordato - io per primo - non poco dal tema della discussione (la difesa).
Tutti i contributi in materia sono già esauriti ?

Suggerisco ad esempio un altro aspetto della questione: quanti giocatori nei nostri campionati sono di ruolo e quante squadre invece sono costruite a caso, mettendo ad esempio terza base a giocare shortstop, oppure quanta cura viene messa nella ricerca di esterni che siano qualcosa in più di belle statuine immobili, ect....
Non so, cose del genere, o quant'altro, possibile che nessuno noti certe cose ?
 
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roberto sieni
view post Posted on 7/2/2006, 10:24




Il marketing non c'entra nulla, magari c'entra l'immagine, che non sempre è marketing. Non precipitiamo, non mischiamo i concetti.
C'è un detto, americano (forse una cazzata anche questo) che dice: "nessuna squadra vince perché è vestita bene, però, finora, non ha mai vinto una squadra vestita male".

Mi spiace per la risposta di mgdb.
La risposta che mi piacerebbe sentire (opinione mia, ci mancherebbe, che non deve obbligare nessuno) non è questa. Neppure, per capirci, l'opposta, tipo: "sì, è giusto".
La cosa che mi piacerebbe, qualche volta, sentir dire da qualcuno è: "mi dà da pensare".

 
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mgdb
view post Posted on 7/2/2006, 14:03




I red sox hanno vinto le world series con dei capelloni in squadra..
Lo sport si sta sempre più aziendalizzando, quindi come un manager di una importante azienda non vuole vedere il collaboratore in camicia non stirata, spettinato e con la barba lunga, così anche nello sport si vuole essere sempre più vicino alle aziende e sempre meno vicini allo sport come tale. Anche questo mi dà da pensare. Penso che se sei un buon giocatore lo sei anche con la barba lunga.
Poi, certo, se vai in campo con la maglia fuori dai pantaloni o con le scarpe rotte, è un altro discorso..
 
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roberto sieni
view post Posted on 7/2/2006, 14:34




Veramente è il contrario. Lo sport imponeva già, un tempo. Si potrebbe dire che le aziende ci sono arrivate dopo o il business si sta sempre più sportivizzando. Che le aziende vogliono essere sempre più vicine allo sport, nel senso - non sempre positivo - di concorrenzialità e di "successo". Mentre lo sport ha allentato, da quando i suoi campioni sono divi a tutto tondo e soprattutto fuori dal campo.
I Red Sox. Eh, arrivarci ad essere i Red Sox. E, nel caso, se vuoi esprimere quello che volevano esprimere i capelloni, ben vengano i capelloni. Per me, figurati, anche il guanto nero (qualcuno ricorda?). Ma bisogna avere dentro un qualcosa di cui i capelloni sono l'espressione. Per qualcuno, un'espressione, appunto, per altri, vedi Damon, che si foggia a seconda del luogo, un conformismo. Comunque.
Meno male che ci si trova d'accordo almeno sulle maglie fuori, pratica normalissima da noi, nelle minor e giovanili, perché anche qui varrebbe quello che dice Crash Davis a Bue circa le ciabatte (e dunque ai Red Sox, etc, per arrivare a quello che dice Girardi).
O sui caschetti incerottati. In A1, un doppio A, forse Triplo A.
E, detto questo, vi immaginate cosa avrebbe detto Girardi al Team Italia che tanto fu spacciato sarebbe venuto una volta a irrobustire, Olimpiadi di Atene, un'altra a dirigere, ora al WBC?
Ovviamente senza che una riga ci dicesse della rinuncia di Mr. Girardi, anche a controbilanciare le colonne che ce l'avevano annunciato come fatto.

Edited by roberto sieni - 7/2/2006, 16:08
 
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roger_mm8
view post Posted on 8/2/2006, 16:06




CITAZIONE (Marco Borri @ 7/2/2006, 08:11)
Abbiamo debordato - io per primo - non poco dal tema della discussione (la difesa).
Tutti i contributi in materia sono già esauriti ?

Suggerisco ad esempio un altro aspetto della questione: quanti giocatori nei nostri campionati sono di ruolo e quante squadre invece sono costruite a caso, mettendo ad esempio terza base a giocare shortstop, oppure quanta cura viene messa nella ricerca di esterni che siano qualcosa in più di belle statuine immobili, ect....
Non so, cose del genere, o quant'altro, possibile che nessuno noti certe cose ?

Cavolo non posso ammalarmi due giorni e scopro che c'è stata una discussione sul "No, grazie" di Roberto. laugh.gif Vi ringrazio per la solidarietà cmq Roberto mi aveva già spiegato privatamente il perchè non apprezzasse quel sito. Cmq grazie lo steso per la solidarietà.

Tornando al discorso della difesa, secondo me la domanda di Marco ha una risposta nel fatto che in Italia, soprattutto nelle giovanili e nelle serie dalla B in giù, un giocatore spesso è chiamato a rivestire più ruoli e questo secondo per alcuni motivi tra i quali:

-pochi giocatori hanno le caratteristiche per ricoprore un ruolo talmente bene che non sia necessario per lui un potenziale sostituto, quindi per esempio un terza base che è in grado di lanciare presuppone la presenza di un altro lanciatore e un altro terza base che lo ricoprano i ruoli lasciati vuoti da questo;

-quando iniziano da bambini è difficile attribuirgli un ruolo che poi rimanga quello per tutta la sua carriera, per esempio a dieci-undici anni i ruoli vengono assegnati in base alle caratteristiche fisiche (lanciatore sarà quello con le braccia e le gambe lunghe, interbase e seconda base saranno più piccoli e agili...) senza sapere però se cinque anni dopo quelle caratteristiche saranno ancora valide, visto che dai dieci ai quindici anni il fisico dei bambini varia tantissimo fino ai vent'anni. Magari poi ci si ritrova con un ricevitore che è più basso del seconda base.

-le squdre generalmente contano su pochi iscritti, a volte il numero minimo per giocare una partita. Questo porta giocoforza a insegnare a uno stesso ragazzo più ruoli per coprire dei vuoti lasciati da chi non gioca più o è ammalato, per esempio. Quindi piuttosto che lavorare sempre sui fondamentali come seconda base dovrà lavorare anche come esterno sinistro.


Questi e altri motivi causano una discontinuità nel lavoro che viene svolto coi giocatori e questo porta a non specializzare lo stesso giocatore nel suo ruolo al 100% (anche 80 % se vogliamo) ma si crea un miscuglio 50%-50% (a volte manco quello).
Mi sento dire spesso che a Cuba nasci in un ruolo e in quello muori. Qui non penso che possa accadere.
 
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mgdb
view post Posted on 8/2/2006, 16:30




Quando sei ragazzino è normale che ti facciano fare tutto. Però intorno ai 14 anni credo che si intraveda il futuro di un giocatore. Non ha secondo me molta importanza decidere il ruolo da piccoli piccoli, ma insisto che la cosa più importante è che vengano insegnati come si deve i fondamentali e la meccanica, perchè se hai un buon guanto, buon fisico, buon braccio, puoi giocare in seconda, interbase, in terza base. Insomma un giocatore che ha buoni fondamentali si adatta in breve tempo a un ruolo non suo. Pensa Alex Rodriguez, che ai rangers ha giocato una vita come interbase e negli yankees fa il terza base.
La cosa più importante di tutti è insegnare i fondamentali come si deve. Una domanda: quanti giocatori ci sono in italia che tirano intorno alle 84 miglia? Molti. Non dico lanciatori, dico giocatori di ruolo. Di questi che tirano forte, quanti hanno una meccanica e dei fondamentali a livello professionista? Pochissimi. Il punto è che non riusciamo a tirare fuori dai giocatori il loro massimo potenziale, perchè non abbiamo una scuola tecnica adeguata. Il ruolo viene molto, ma molto, ma molto dopo... Se avessimo anche una decina di lanciatori in A1 che tirano anche solo 85 miglia ma bene, avremmo risolto un sacco di problemi dei club di serie A.
 
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roberto sieni
view post Posted on 8/2/2006, 16:41




Spiegazione in privato - aggiungo - a seguito di richiesta di spiegazione in privato. Preciso.

Sul fatto: a Cuba non nascono in un ruolo e lì ci muoiono. Nemmeno in America. Altrettanto possono cambiare ruolo se i coaches hanno opinioni diverse. Anche lì la crescita determina cambi, etc.

No, il problema non credo sia questo, per ciò che avvene da noi. Un'idea mia - pura opinione - è che da noi l'allenatore delle giovanili è uno che è obbligato a farlo come inizio obbligato della carriera. Così è la prassi, così sono le regole dei livelli del CNT. Non sempre uno è portato pr quello, non sempre uno lo vuol fare. I risultati sono sotto gli occhi. Intendo: il CNT è più saldo che mai.

A livello adulto poi circolano ancora leggende: il seconda base non ha braccio, l'esterno sinistro non dev'essere mancino. Al mercato poi si deve comprare doppio, giù con l'interbase straniero o oriundo che deve essere anche un battitore forte, poi magari nel line-up si mette l'esterno destro in fondo.

Tutto ciò è strano, oggi, che le possibilità di farsi una minima cultura tecnica del baseball sono facilissime, grazie ad Internet sia in via diretta, con i molti siti di alto livello che i possono consultare, sia in via indiretta, che con Amazon si possono acquistare libri che ti arrivano a casa in pochi giorni.

Ma, qualche giorno fa, ho sentito parlare Umberto Eco alla trasmissione di Fazio e questi ci diceva di come siamo andati indietro: è tornata la guerra, dopo 50 anni che sembrava una cosa del passato, la geopolitica è quella degli Atlanti del primo novecento, si fa la guerra negli scenari, un tempo, di Lawrence d'Arabia, siamo a discutere di cose acquisite, come l'aborto.
Altrettanto noto anch'io che la distanza che oggi sembrerebbe, grazie ad internet e ai voli low-cost, più vicina di un tempo, quando solo per andare in Francia occorreva avere limitata moneta e dichiararla alla frontiera, che faceva ancor più immagine del lontano, quella distanza, dicevo, che per queste ed altre cose dovrebbe essere oggi ristretta è ritornata enorme. Come a quei tempi, quando tutta l'informazione sul baseball era una copia di Sports Illustrated che ogni tanto si poteva trovare nei luoghi turistici di città turistiche. Come una rarità. Altro, allora, non potendo.
E ci si arrangiava da soli, a invenzioni. Quella letteratura era lontana.
Come si fa oggi.

E se si fa un sito di baseball, mica si fa per affacciarsi su quel mondo. Per intendersi: per riportare o diffondere o promuovere la cultura che è lì, a disposizione. No, si fa un sito per far parlare i nostri inventori, che ci dicono loro il baseball. Quella letteratura è lontana. Come allora.
-----
Che c'entra l'esempio di Alex Rodriguez?

Edited by roberto sieni - 8/2/2006, 19:04
 
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roger_mm8
view post Posted on 8/2/2006, 22:33




Parlando della mia realtà, non potendo parlare di ciò che non conosco, chi allena le giovanili non lo fa per scelta o per ordini superiori, ma per necessità. Molto spesso se ne occcupa chi non è già occupato a seguire altre categorie di giocatori, e questo è un male perchè si dimezzano le forze da mettere a disposizione dell'insegnamento ai ragazzi.
Io faccio riferimento a un baseball "sotto zero", dove non si parla nè di stranieri nè di oriundi, ma di ragazzini italiani di dieci anni che secondo me, insisto, sono il vero futuro del nostro sport.

 
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roberto sieni
view post Posted on 8/2/2006, 23:40




Anch'io roger, e parliamo della stessa realtà, che mica è diversa qui, là, sotto o sopra, da Sassari. Assolutamente. Ha solo un po' di penne di pavone messe addosso, in certi luoghi, ma poi è uguale. Ed è quella che tu dici.

Edited by roberto sieni - 8/2/2006, 23:40
 
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Marco Borri
view post Posted on 9/2/2006, 09:04




Confermo anche io Roger, qualche penna di pavone e parecchie chiacchere, ma non c'è alcuna differenza fra la tua realtà e quella che tu dici 'ricca di oriundi', stiamo sempre parlando della medesima qualità di persone.
 
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roger_mm8
view post Posted on 9/2/2006, 10:48




Non so se essere contento del fatto che le nostre realtà siano molto simili o se dispiacermene.
Se voi dite che il livello che c'è in Sardegna (5 campi in tutta l'isola a fronte di 8 società iscritte alla FIBS, per dirne una...) è pari a quello delle regioni dove ho sempre pensato che il baseball fosse più evoluto (apparte le piume di pavone), mi lascia il dubbio se sia la Sardegna a essere al livello del resto dell'Italia o sia il contarrio...
Mi capite?
 
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roberto sieni
view post Posted on 9/2/2006, 11:25




Sì, roger, capisco. Si può dire che è il contrario o, più dettagliatamente, si possono dire altre cose. Ad esempio, la presenza dei campi. I campi ci sono, perché anche nei luoghi più remoti si gioca su un campo di baseball. Da qualche parte pure mancheranno, ma non è lì il problema. I problemi sono altri, ovvero, i campi ci sono ma pressoché ovunque la natura se li sta riprendendo perché a nessuno è mai venuto in mente che ci sarebbe la manutenzione e che il balocco che è stato regalato avrebbe l'onere della cura. Oppure ci sono ma si usano con iattanza, le tribune chiuse, passi da una sola porta e scavalchi la ringhiera se vuoi andare su una tribuna delle corsie, perché fa fatica aprire le tre porte. Oppure il campo ha l'impianto d'illuminazione più potente d'Italia ma - come per la manutenzione - non si era forse pensato al consuno. E allora sta spento, allenamenti compresi. Oppure il campo è bello, ma è off limits per i giovani, che altrimenti sciupano il suolo dove solo gli oriundi hanno diritto di posar regale piede.
Per dire insomma che dietro ai numeri, quelli per cui una zona è ricca e una è povera, ci sono delle realtà ben più importanti del semplice dato numerico. E ci dice di come, realmente, siamo messi.
 
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mgdb
view post Posted on 9/2/2006, 17:51




Veramente noi non abbiamo una lira per mettere a posto il campo, perchè costerebbe migliaia di euro, e siamo pure senza tribunette agibili per lo stesso motivo. Eppure non abbiamo un solo oriundo in squadra. E i soldi ci sono? Io vedo tante squadre giocare in campi ricavati da campetti da calcio, e vedo tante squadre che hanno difficoltà ad affittare il pulmino per le trasferte. Sinceramente, se in A2 e in A1 ci sono gli oriundi, non vuol dire che in tutto il movimento ci siano i soldi come dice sieni che contrasta con tanta rabbia il "siamo poveri". Beh, io dico che siamo veramente uno sport povero, checcè se ne dica. Mi frega un baffo, se il grosseto c'ha torcato. La mia società come decine di altre non c'ha una lira e le quote le dobbiamo pagare noi per aiutare il presidente a comprare le palline. Io dico:

SIAMO POVERISSIMI!
 
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